Rubava agli anziani durante la fisioterapia. La verità sulla donna

ANABO

Rubava nelle borse dei pazienti a lei affidati mentre effettuava esercizi di fisioterapia: così un’infermiera di 45 anni è stata arrestata dalla Squadra mobile di Frosinone.” Così qualche settimana fa i principali organi di stampa presentavano i fatti accaduti presso la ASL di Frosinone. La donna oltre a far fare gli esercizi ai propri pazienti, per lo più anziani, approfittava della distrazione di questi che con fiducia lasciavano le loro borse incustodite, per rubare all’interno del portafoglio solo una parte di ciò che trovava. Con questa tecnica le vittime il più delle volte rimanevano col dubbio di esser state effettivamente derubate, ma dopo diverse segnalazioni arrivate alla questura e alcune denunce si è reso necessario un supplemento di indagine.

Così gli agenti, dopo aver ascoltato le persone derubate e il personale operante nella struttura sanitaria, hanno posizionato nelle stanze della fisioterapia delle telecamere le cui riprese non hanno lasciato più alcun dubbio. La donna è stata arrestata in flagranza di reato ed è stata posta agli arresti domiciliari: dovrà rispondere di furto aggravato, perché commesso da incaricato di pubblico servizio, nell’esercizio delle sue funzioni e ai danni di persona anziana.

Non è un’infermiera. Le precisazioni del collegio Ipasvi di Frosinone

Il collegio Ipasvi di Frosinone, nella persona del presidente il dottor Paolo Masi, precisa quanto segue:

La donna di 54 anni condannata per furto in corsia dal Tribunale di Cassino non è un’infermiera. Il collegio subito dopo la notizia diffusa dagli organi di stampa circa la condanna a un anno per aver sottratto una catenina d’oro a un malato ricoverato in una struttura ha avviato, inevitabilmente, le dovute procedere per verificare l’iscrizione della donna negli elenchi professionali ma il risultato con estremo stupore è venuto subito a galla: la donna non è un’infermiera, ma ricopre altra mansione professionale all’interno di una struttura privata. Una precisazione doverosa, per riportare la notizia negli alvei della verità ed evitare inutili discrediti nei confronti degli iscritti al Collegio.

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