I tagli al Servizio Sanitario hanno peggiorato i servizi secondo l’88% degli Infermieri Italiani

ANABO

E’ quanto emerge dall’ultima analisi di Cittadinazattiva, l’88% degli Infermieri giudica peggiorati i servizi prestati per colpa di tagli e spending review, i cittadini e i professionisti vivono le stesse preoccupazioni. Sono 1.438 i professionisti sanitari coinvolti da Cittadinazattiva per i diritti del malato nel periodo tra maggio/giugno 2014 per misurare gli effetti della spending review e delle successive manovre finanziarie sulla qualità del lavoro svolto all’interno del Servizio Sanitario Nazionale e dimostrare che ulteriori tagli si trasformerebbero in mera riduzione dei servizi, dei diritti e delle tutele.

Per oltre l’81% degli intervistati – stando alle prime anticipazioni dei risultati dell’indagine – i tagli impattano molto sul proprio operato quotidiano, soprattutto nei casi dell’infermiere (87,6%), del chirurgo (82,3%) e del medico di laboratorio (84,1%). Ma l’esperienza quotidiana dei professionisti evidenzia segnali allarmanti sugli effetti che i molteplici provvedimenti di contenimento della spesa stanno generando sull’assistenza sanitaria pubblica erogata ai cittadini. Il 72% di essi conferma che è in atto una vera e propria “riduzione della qualità dei servizi”; il 65,3% rileva un “forte aumento dei tempi di attesa” per le prestazioni e il 61,7%, un “marcato aumento dei rischi per la sicurezza”.

Questi dati – spiega Tonino Aceti, coordinatore nazionale di Cittadinazattiva – dimostrano che cittadini e professionisti vivono la stessa preoccupante realtà: si è deciso di far quadrare i conti finora sacrificando qualità, sicurezza e accessibilità alle cure. Una strada semplice da imboccare per le istituzioni nel breve periodo, ma che sta mostrando tutto il suo limite e pericolosità per il diritto alla salute dei cittadini, nonché per il presente e il futuro del Servizio Sanitario Nazionale“. “L’analisi di Cittadinazattiva fa emergere con chiarezza – commenta Annalisa Silvestro, presidente IPASVI – che tagliando trasversalmente è impossibile garantire una qualità costante del servizio e a farne le spese sono i professionisti, ma anche e soprattutto i cittadini”.

Secondo A. Silvestro ha ragione Aceti quando afferma che il vero nodo “non è quanto spendiamo, ma come spendiamo e come amministriamo i servizi”. Ma soprattutto la presidente concorda con l’idea che la spending review aggredisca le duplicazioni esistenti di centri decisionali, funzioni e strutture che, come afferma Cittadinazattiva, assorbono risorse impropriamente e penalizzano l’equità di accesso alle cure per i cittadini.

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