Cari medici, ma perché vi ostinate a negare la crescita professionale degli infermieri?

ANABO

Gentile direttore, mi rivolgo a lei per interposta persona per rispondere ai medici firmatari della lettera al ministro Lorenzin dove si criticano fortemente le nuove competenze infermieristiche. Ancora una volta si è persa l’occasione per stare zitti e si è voluti, con determinata ostinazione, esternare a tutti la grande difficoltà in cui verte la classe medica. La storia è piena di idee conservatrici che ad un certo punto si sono scontrate, in alcuni casi anche violentemente, con il nuovo che avanzava.

Alcuni medici citano, non sempre propriamente, norme giuridiche che negherebbero la potestà di certificazione dell’infermiere: ma veramente si crede che sia questo il problema, attribuire ovvero denegare un valore giuridico ad un atto, se poi così lo si vuole definire, siglato da un infermiere in triage, la miopia di questa posizione cela la vera funzione che l’infermiere ha in triage e soprattutto non fa leggere correttamente i dati che esemplificano le vite che si sono salvate in pronto soccorso grazie agli infermieri triagisti.

Si palesa dalla lettera una non ben specificata idiosincrasia rispetto all’assunto “infermiere specialista”: mi rendo conto, e credetemi conosco i medici da ben 25 anni, che confrontarsi con un infermiere preparato, attenzione non sempre e non in tutti i casi, crea grosse difficoltà ma, come disse qualcuno, non abbiate paura, il nostro obiettivo non è concorrere e competere con i medici, ma semplicemente curare e assistere meglio l’ammalato.

Se l’obiettivo è il rispetto della dignità del paziente, concetto che ampiamente si declina in tutte le sfaccettature possibili, siano esse morali e sociali, non si capisce perché, si voglia negare ovvero comprimere il diritto alla salute del malato.

La Costituzione, cari amici dottori, quando cita il diritto alla salute lo fa semplicemente considerandolo in tutta la sua massima espressione; i Padri Fondatori scrissero l’art.32 della Carta Fondamentale nel 1948 quando non si conoscevano molti dei concetti clinici/diagnostici/curativi attuali e moderni. Il malato, almeno su questo sarete d’accordo, si cura diversamente rispetto agli anni cinquanta e se la medicina è progredita, nel rispetto della dignità di cui sopra, assicurando al paziente una discreta qualità di vita, non potete essere voi, o meglio alcuni di voi, a negare all’ammalato che altri professionisti possano occuparsi di lui con serietà, abnegazione e preparazione.

Per quanto suddetto, vi prego di credermi, si possono trovare spazi di condivisione culturali e filosofici nei quali discorrere e se necessario disquisire sull’argomento; vi ho già detto che conosco molto bene il vostro pensiero, presi singolarmente, tranne i soliti ignoranti e integralisti, non percepite come un problema la crescita culturale dell’infermiere anzi, in molte realtà italiane e considerata una risorsa scientifica – organizzativa decisamente importante.

Nella vita, dico questo al puro scopo di presentarmi e dare consistenza e sussistenza a quanto suscritto, faccio il coordinatore infermieristico e il giurista cultore del diritto sanitario specialista in diritto del lavoro.

Dr. Ciro Balzano
Infermiere, coordinatore sanitario ospedale San Carlo di Milano

via www.quotidianosanita.it

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